Le pensioni contributive per chi ha iniziato ad accumulare contributi a partire dal 1° gennaio 1996 subiranno delle variazioni (in peggio) nel 2024.
La Manovra 2024 ha modificato le pensioni contributive creando malcontento tra i lavoratori. Scopriamo quali sono le nuove condizioni.
In attesa della vera Riforma delle Pensioni, il Governo ha inserito nella Legge di Bilancio 2024 le misure attuali con alcune modifiche. Nello specifico l’esecutivo è intervenuto sui tre scivoli in scadenza al 31 dicembre 2023 e sulla pensione contributiva.
Quota 103 permetterà sempre l’uscita a 62 anni di età e con 41 anni di contributi ma avrà finestre di decorrenza più lunghe. Inoltre sarà ammesso solamente il sistema di calcolo contributivo. L’APE Sociale vedrà aumentare l’età di pensionamento da 63 anni a 63 anni e cinque mesi. Cambierà il requisito anagrafico anche per Opzione Donna. Le lavoratrici senza figli potranno andare in pensione a 61 anni e non 60, quelle con un figlio a 60 anni e con due figli a 59 anni. Condizioni generali più restrittive, dunque, che diminuiranno il numero di pensionamenti anticipati. I limiti sono stati incrementati anche per la pensione dedicata ai contributivi puri.
I contributivi puri sono coloro che hanno iniziato a lavorare e dunque a maturare i contributi dopo il 31 dicembre 1995. Il sistema di calcolo della pensione loro dedicato è quello contributivo ossia quello più svantaggioso basandosi sul montante contributivo e sul coefficiente di trasformazione.
Per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età con venti anni di contributi oggi si richiede un importo superiore di 1,5 volte all’assegno sociale. Questa condizione sparirà nel 2024. Sarà possibile per i contributivi puri andare in pensione anche con un trattamento pari all’assegno sociale. L’obiettivo del Governo è spingere i lavoratori ad aspettare i 67 anni, infatti ha ristretto i paletti sul pensionamento anticipato a 64 anni.
Per lasciare il mondo del lavoro dopo aver spento 64 candeline occorrerà aver versato venti anni di contribuzione effettiva e aver accumulato una pensione mensile superiore di 3 volte l’importo mensile dell’assegno sociale. Agevolazioni ci sono per le donne con un figlio – 2,8 volte l’assegno sociale – e con due o più figli – 2,6 volte l’assegno sociale.
Per quanto riguarda il limite massimo, invece, l’assegno non potrà essere superiore a cinque volte il trattamento minimo fino alla maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia. Una novità dato che al momento non c’è alcun limite da rispettare in tal senso. E non finisce qui. Nel 2024 sarà introdotto un periodo di finestra di decorrenza di tre mesi.
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