Quali sono i sensi che ci aiutano a ricordare meglio le nozioni apprese a scuola? Scopriamo i risultati di un recente studio canadese.
Siamo tornati tra i banchi di scuola ormai da diverse settimane, eppure il processo di apprendimento davvero non finisce mai, è sempre in moto. Potremmo dire che, a tutti gli effetti, si tratta di un “moto perpetuo”, il quale si serve in particolare di una specifica facoltà psichica, detta anche “funzione neurale di assimilazione”. Cos’è? Ebbene, niente di più comune a tutti noi, ovvero la memoria.
Uno “strumento” preziosissimo che è il risultato di un processo psico-fisico incredibilmente affascinante, che coinvolge il nostro intero organismo e, in particolare, i nostri organi di senso e la nostra mente: la memoria, infatti, si crea quando un’esperienza che viviamo e che percepiamo appunto attraverso i nostri sensi modifica le connessioni, dette sinapsi, tra i neuroni. Ecco che nel cervello, quindi, viene ingenerato un segnale elettrico che provoca variazioni chimiche e strutturali dei neuroni e proprio quelle variazioni ci consentono di ricordare.
Ora: è possibile potenziare questo strumento? E in che modo? Ebbene, uno studio condotto dall’Università di Waterloo in Canada nel 2017, pubblicato proprio sulla rivista scientifica “Memory”, si è concentrato sul cosiddetto “Effetto di produzione”: si tratta di un meccanismo in grado di “cristallizzare” nella nostra mente con grande efficacia le parole che leggiamo.
Potenziare le facoltà mnemoniche attraverso l’Effetto di produzione
Dunque lo studio ha rilevato che, durante le fasi di apprendimento compiute dagli studenti e basate sulla lettura di testi, il senso coinvolto maggiormente durante il processo è la vista. Se al senso della vista, utilizzato per osservare, comprendere e memorizzare il testo, si aggiunge però anche quello dell’udito, le cose cambiano: in altre parole, studiare leggendo e ripetendo ad alta voce, secondo lo studio, conviene e conduce a risultati migliori di memorizzazione.
Inoltre, in base ad un ulteriore studio pubblicato sulla rivista “Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory and Cognition”, applicare la tecnica di ripetere ad alta voce consente anche di stimolare l’immaginazione, al fine di “visualizzare” i concetti appresi in una sorta di “mappa mentale”. Questa abitudine, secondo i risultati dello studio, rafforzerebbe ulteriormente la memoria e aiuterebbe a “cementificare” le nozioni apprese anche nel medio-lungo termine.
Tuttavia, i risultati non possono essere considerati validi universalmente: la stessa scienza neurologica riconosce senz’altro dei modelli di base ricorrenti in qualsiasi essere umano. Tuttavia riconosce anche che ciascun individuo ha il proprio specifico percorso di evoluzione e crescita personale, durante il quale, un po’ per predisposizione e un po’ per abitudini acquisite, acuisce determinate facoltà a discapito di altre. Per cui a ognuno il proprio metodo, anche quando si tratta di memorizzazione. (Il consiglio tuttavia di testare se il ripetere ad alta voce funzioni anche per noi, senz’altro rimane!).