Come potrebbe cambiare il 2024 sul fronte degli importi in busta paga? Cosa prevede la legge di Bilancio e quali saranno gli aumenti.
Di legge di Bilancio si è parlato moltissimo tra i mesi di ottobre e novembre 2023 e dopo che il governo ne ha presentato il testo bozza si attende di capire quali saranno, dopo il passaggio tra Camera e Senato, le misure ufficiali che a partire da gennaio 2024 entreranno ufficialmente in vigore. Anche se la Manovra è suscettibile di variazioni last minute, vi sono però alcuni punti fermi che difficilmente cambieranno.
Analizziamo dunque quello che potrebbe essere lo scenario, sul fronte delle buste paga, per il prossimo anno. Le due misure cardine della Manovra sono il taglio del cuneo fiscale e la revisione delle aliquote Irpef, rimodulate anche allo scopo di evitare che l’aumento degli stipendi derivante dal taglio del cuneo possa andare ad influire negativamente sulla tassazione.
Buste paga, come cambiano gli stipendi nel 2024? Ecco quali aumenteranno di più
Si tratta di misure, occorre sottolinearlo, provvisorie, nel senso che al momento riguarderanno solo l’anno 2024 e occorrerà poi capire se verranno riproposte anche nel 2025 o no. Per capire di quanto gli stipendi aumenteranno bisognerà tenere conto anche dell’importo delle buste paga ed è per questo che alcuni lavoratori potrebbero beneficiare di aumenti più alti di altri.
Con il crescere del reddito gli aumenti diventeranno via via più esigui, mentre per le fasce di reddito medio-basse saranno più elevati grazie all’effetto combinato dei due interventi. Nella fattispecie è previsto, lato Irpef, l’accorpamento dei primi due scaglioni, fino a 28mila euro, con la riduzione di due punti percentuali per la fascia 15mila-28mila euro. Per il taglio del cuneo fiscale è invece prevista la proroga della riduzione di 6 o 7 punti dell’aliquota destinata al finanziamento del trattamento pensionistico.
Per valutarlo è possibile fare degli esempi: nel caso di stipendi da 750 euro mensili lordi il vantaggio sarà pari a circa 40 euro al mese grazie al taglio del cuneo, che diventeranno 69 a quota 1500 euro, con un effetto crescente del vantaggio economico. Ad essi vanno sommati i 20 euro massimi su base mensile derivanti dalla riduzione delle aliquote Irpef dal 25 al 23%. Ricordiamo che anche l’aumento viene sottoposto a tassazione Irpef pertanto il beneficio non è netto. Al di sopra dei 1923 euro lordi ovvero 25mila euro netti l’esonero contributivo scende a sei punti: il vantaggio per chi riceve 2000 euro al mese sarà di 84 euro oltre ai 16 di minore Irpef. Il beneficio è di 107 euro netti tra taglio del cuneo e minore imposta.